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PETUNIA OLLISTER

Come portare la letteratura su Instagram - 5 consigli di Petunia Ollister

Petunia Ollister nasce qualche anno fa dalla fantasia sfrenata di Stefania Soma. Stefania, da gennaio 2015 scatta e pubblica sul suo account Instagram @petuniaollister i #bookbreakfast. Sono foto di libri sul tavolo della colazione, scattate dall’alto, orchestrate con una grande attenzione per i colori, i materiali, lo styling. Un progetto per parlare di libri e lettura con un linguaggio pop adatto ai social media. Petunia ci ha regalato 5 consigli pratici per chi vuole parlare di libri in maniera innovativa.

#1

Ferdinando Morgana – Ciao Petunia, benvenuta su Cartografia Letteraria. Vorrei chiederti intanto qual è il tuo percorso e come nasce Petunia, come si è “fatta trovare” da te.

Petunia Ollister – È un vero e proprio piacere essere qui, fa piacere sia a Petunia che a Stefania Soma, che si porta in giro con pazienza Petunia da più di dieci anni. E ti assicuro che non sempre è semplice farle convivere.

Petunia nasce una decina di anni fa come pseudonimo, inventata da un mio amico che, esasperato dalla mia lunghissima riluttanza nell’iscrivermi ai social con il mio vero nome, un giorno mi ha appioppato questo nomignolo. L’intento era quello di poter continuare a fare credere di essere una serissima conservatrice dei beni culturali e non «una che perdeva tempo sui social».

Sono nata sulla sponda lombarda del Lago Maggiore quarantacinque anni fa, ho una laurea in Lettere moderne e ho lavorato per quindici anni nel campo dei beni culturali, fotografici e librari. Sei anni fa ho iniziato a scattare flatlay di libri sul tavolo della colazione, inaugurando un format che ho battezzato #bookbreakfast.
Dopo una dozzina d’anni Petunia è ancora con me, mi segue ovunque, più spesso mi trascina in giro, si butta a capofitto in imprese apparentemente impossibili, quando io vorrei solo dormire e leggere. Sostengo che prima o poi mi abbandonerà in autostrada, stufa delle mie incertezze. Sempre lei ha deciso di trasferirsi a Torino da qualche anno e devo dire che non mi ci trovo affatto male.
petunia ollister

Stefania Soma aka Petunia Ollister

(Uno dei segreti del successo di Petunia Ollister è conoscere la differenza tra processo e risultato.)
Nel 2015 nessuno credeva che i social network potesse essere un luogo in cui parlare di cultura. Da marzo 2020 è diventato uno degli unici posti in cui confrontarsi.

#2

Ferdinando Morgana – Sei diventata celebre in rete per i tuoi  #Bookbreakfast – foto dall’alto di tavoli imbanditi per la colazione in cui i libri sono protagonisti. Gli accostamenti sono incredibili, e cromaticamente affascinanti. Hai raccontato più volte come il primo #Bookbreakfast sia nato quasi per caso. Ma quando ti sei accorta di aver inventato un format e come lo hai fatto crescere?

Petunia Ollister – Appena ho pubblicato le prime foto, tra gennaio e febbraio del 2015, mi sono resa conto dell’entusiasmo che generavano. Non parlo di numero di like, di quelli importa poco sia a me che a Petunia, ma di persone felici di vedere irrompere nel loro feed uno degli oggetti più negletti dagli italiani (lo dice tutti gli anni il Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia, pubblicato dall’Associazione Italiana Editori): il libro. Spesso mi sono trovata davanti a persone intimidite dai libri e dai lettori, come se si sentissero potenzialmente colte in fallo ad ogni parola che pronunciavano.

Ho sempre pensato che leggere è un’attività di consumo culturale molto più faticoso di ascoltare musica o guardare un film, ma che è prima di tutto un gesto che provoca un immenso piacere. Però per troppi anni la lettura è stata fatta passare per qualcosa che ti rendeva migliore e rendeva peggiore chi non legge. Il libro è stato sacralizzato mentre invece è un oggetto del quotidiano, che si mette in borsa, si tiene sul davanzale del bagno, si fa cadere per terra quando si crolla addormentati, si sfoglia mentre si beve il caffè. E può anche stare sui social network per essere raccontato con la sintassi dei social network.
Nel 2015 nessuno credeva che i social network potesse essere un luogo in cui parlare di cultura. Da marzo 2020 è diventato uno degli unici posti in cui confrontarsi. Il format è stato subito così come lo vedete: ripresa quadrata dall’alto, a colori, libro, caffè. Negli anni in quel quadrato ci ho infilato di tutto: quantità di elementi è cresciuta, l’estetica è sempre più curata, le luci sempre naturali ma scelte accuratamente. I #bookbreakfast sono cresciuti perché Petunia ha deciso di non accontentarsi, ha deciso di alzare sempre di più il livello per fornire contenuti sempre più interessanti per la mia community.
(QUI puoi trovare tutti i libri consigliati da Cartografia Letteraria.)
petunia ollister bookbreakfast

Una delle magnifiche foto di Petunia Ollister.

#3

Ferdinando Morgana – Uno dei punti di forza del tuo progetto è sicuramente una forte connotazione estetica e iconografica, capace di raccontare e far emergere un contenuto “analogico”. Come si riesce a fondere digitale e analogico nella comunicazione? 

Petunia Ollister – Non smettendo mai di osservare, di allenare l’occhio sul reale, di studiare con curiosità il lavoro degli altri cercando il proprio tono di voce, la propria originalità.
Non smettendo mai di ascoltare e interpellare la propria community e osservando le reazioni di quelle degli altri.


Non dimenticando mai che ogni piattaforma digitale ha la sua sintassi e le sue regole, che non sono scolpite nella pietra ma scorono veloci come la corrente di un fiume.

petunia ollister

Cocktail d’autore – Slow Food Editore

#4

Ferdinando Morgana – L’editoria è sempre alla ricerca di modi nuovi, di format innovativi per comunicare i libri, e il tuo sicuramente lo è. Ti consideri una book influencer, e quali format interessanti di comunicazione editoriale vedi all’orizzonte?

Petunia Ollister – Sono grata a chi si occupa di ufficio stampa e marketing  nelle case editrici per avere intravisto anni fa le potenzialità comunicative dei social per l’editoria, anche se le case editrici, fatte rare eccezioni, hanno iniziato seriamente a curarsi dei propri social solo di recente. Non mi considero un’influencer, ma solo una persona che parla di libri mettendo a disposizione le proprie competenze e le sue preferenze. In questo momento guardo con interesse ai book club in rete e sto studiando Clubhouse per capire come utilizzarlo al meglio. Chissà…

(Anche Francesco Costa ci aveva dato 5 consigli su come sviluppare un’idea per i media digitali.)
Non mi considero un’influencer, ma solo una persona che parla di libri mettendo a disposizione le proprie competenze e le sue preferenze.

#5

Ferdinando Morgana – Chi segue Cartografia Letteraria è molto interessato anche ai consigli pratici sul lavoro creativo. Non posso quindi non chiederti come è la tua routine. Quante ore al giorno dedichi al progetto, come ti documenti, come e cosa leggi, qual è il rapporto con gli uffici stampa. Ma soprattutto, dove trovi tutto il materiale che ti serve? E che fine fa dopo lo scatto?

Petunia Ollister – Tengo sotto controllo le nuove uscite, ma non richiedo quasi mai libri. Sono le persone che si occupano degli uffici stampa delle case editrici a propormeli, sempre con grande garbo e tenendo conto di quel che mi piace. Il format Instagram è solo la punta dell’iceberg di tutto quel che faccio: dedico gran parte della mia giornata alle letture che poi vedrete fotografate, alla ricerca degli oggetti giusti per raccontare il contenuto del testo in accordo estetico e cromatico con la copertina. L’allestimento del set e lo scatto vero e proprio possono richiedere anche mezza giornata: lavoro da sola, non ho assistenti, sono stylist presso me stessa. Spesso mi è capitato di avere dei forti dolori di schiena per aver tenuto troppo la posizione ottimale per scattare. E quando dico troppo intendo ore. Poi c’è la post produzione dell’immagine, leggera ma sempre presente; la redazione dei testi per post e Instagram stories, la messa online e la moderazione delle reazioni della community. Poi leggo per le presentazioni dei libri degli altri, redigo progetti di comunicazione social da veicolare sul mio profilo per clienti non legati all’editoria, scrivo interventi che mi chiedono di fare sulla comunicazione digitale della cultura, invito scrittori, ma non solo, a chiacchierare in diretta con me sul mio profilo Instagram e molto altro. Il materiale che vedete fotografato è quasi tutto mio: comprato, regalato, cercato dai rigattieri e dai robivecchi di cui Torino è piena. Lo tengo in uno studio che sembra il magazzino di un trovarobe.

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Ideatore del metodo Cartografia Letteraria, Writing Coach ed Editor.

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