Un padre e una figlia vanno verso la loro macchina, lui regge in mano una busta di plastica in cui nuota un pesce rosso. Per entrare, l’uomo appoggia la busta sul tettuccio del suv, e lì la dimentica. Mette in moto e parte. E’ l’inizo di una scena – la più bella e significativa – di Me and you and everyone we know, film del 2005 dell’artista e scrittrice statunitense Miranda July.
Da quel momento, da quando l’inquadratura rimane fissa sul pesce rosso, noi spettatori siamo lì con lui, capiamo immediatamente quello che succederà di lì a poco, e che non vorremmo accada. A dare voce ai nostri pensieri è il passeggero della macchina che segue il suv: Se l’auto si ferma il pesce cade. D’altra parte anche se rallenta cade. La cosa migliore per quel pesce sarebbe di farlo andare alla stessa velocità per sempre.
Quello che accade dopo è il tentativo di far fermare la macchina, di salvare il suo ospite inconsapevole. Questo difficile e rocambolesco tentativo di salvataggio, il destino inevitabile che si abbatte su tutti è un esempio di correlativo oggettivo. Nel film, Miranda July racconta l’ansia e la frustrazione di personaggi che nella vita si sentono smarriti e mai all’altezza, e che – esattamente come quel pesce rosso – sono destinati a cadere. L’autrice avrebbe potuto far dire loro questi sentimenti in un dialogo – magari guardando direttamente in camera – e invece ha scelto una via più sofisticata, il correlativo oggettivo.
“Si tratta di un oggetto, una situazione, una concatenazione di eventi che evocano, restituiscono, fanno emergere un particolare sentimento. “
Se volete mostrare la situazione emotiva o mentale di un personaggio, ogni tanto potete decidere di scartare di lato e usare questa strada. Non sempre l’approccio più diretto è il più efficace.
WAJIMA, JAPAN - AUGUST 26: Concrete tetrapods are stored near the shoreline on August 26, 2020 in Wajima, Japan. Japan has lined much of its coastline with concrete sea defences including tetrapods in an effort to protect against coastal erosion. However, critics argue that they can alter ocean currents and disrupt the natural cycles of erosion and deposition that form and reshape coasts thus causing more damage than they prevent. (Photo by Carl Court/Getty Images)